
E' interessante leggerli per capire come, cinquant'anni fà, veniva affrontato il problema della genuinità dei prodotti alimentari:
Art. 8.
I prodotti alimentari e le bevande confezionate debbono riportare sulla confezione o su etichette appostevi, l'indicazione a carattere leggibili ed indelebili, della denominazione del prodotto, nonché l' indicazione del nome o della ragione sociale o del marchio depositato, e la indicazione della sede dell'impresa produttrice e dello stabilimento di produzione, con la elencazione degli ingredienti in ordine decrescente di quantità presente, riferita a peso o volume, secondo le norme che saranno stabilite nel regolamento di cui all'articolo 23, ed infine il quantitativo netto in peso o volume. Il regolamento determinerà altresì l'elenco dei prodotti alimentari o delle bevande confezionati per i quali, oltre alle indicazioni di cui al comma precedente, dovrà essere riportata anche la data di confezionamento secondo le modalità da stabilirsi nel regolamento stesso. I prodotti alimentari o le bevande venduti sfusi debbono essere posti in vendita con l'indicazione degli ingredienti, elencati in ordine decrescente di quantità presente riferita a peso o volume, secondo le norme che saranno stabilite nel regolamento di cui all'articolo 23.
I contravventori sono puniti con l'ammenda da lire 100.000 a lire 500.000.
Art. 13.
E' vietato offrire in vendita o propagandare a mezzo della stampa od in qualsiasi altro modo, sostanze alimentari, adottando denominazioni o nomi impropri, frasi pubblicitarie, marchi o attestati di qualità o genuinità da chiunque rilasciati, nonché disegni illustrativi tali da sorprendere la buona fede o da indurre in errore gli acquirenti circa la natura, sostanza, qualità o le proprietà nutritive delle sostanze alimentari stesse o vantando particolari azioni medicamentose.
I contravventori sono puniti con l'ammenda da lire 200.000 a lire 5.000.000.
L' intenzione del legislatore dell'epoca era quella di fornire al consumatore determinate indicazioni sul prodotto e di difenderlo dalla c.d. 'pubblicità ingannevole'.
Successivamente la materia è stata regolamentata con il D.Lgs 109/1992, che ha dato attuazione delle direttive 89/395/CEE e 89/396/CEE concernenti l'etichettatura, la presentazione e la pubblicità dei prodotti alimentari, che definisce l'etichetta di un alimento come "l'insieme delle menzioni, delle indicazioni, delle immagini o dei simboli che si riferiscono al prodotto alimentare e che figurano direttamente sull'imballaggio o su un'etichetta appostavi o sul dispositivo di chiusura o su cartelli, anelli o fascette legati al prodotto medesimo..." e secondo il quale devono essere riportate le seguenti indicazioni:
- Nome del prodotto;
- elenco degli ingredienti;
- quantitativo;
- scadenza;
- azienda produttrice;
- codice a barre;
- materiale della confezione.
GLI INGREDIENTI

Controllando l’ordine degli ingredienti tra due prodotti simili possiamo, quindi, farci un’idea di quale dei due è qualitativamente migliore.
Tra gli ingredienti dobbiamo fare particolare attenzione agli “ADDITIVI” che di solito compaiono alla fine dell’elenco. Evitarli è quasi impossibile, essi sono presenti nella maggior parte degli alimenti che si acquistano al supermercato e sono utilizzati sia per conservare i prodotti sia per renderli più invitanti.
La legge stabilisce come e quando, ma soprattutto quali additivi possono essere usati.
Ma, cosa sono questi 'additivi'?, è necessario inserirli tra gli ingredienti? Proviamo a dare una risposta a questi quesiti.
Gli additivi sono sostanze che sono utilizzate dall'industria alimentare per migliorare alcune caratteristiche del prodotto come:
tempo di conservazione (conservanti)
aspetto e colore (coloranti, emulsionanti, ecc.)
sapore (esaltatori di sapidità, correttori di acidità, ecc.)
Gli additivi non hanno alcun valore nutrizionale e non sono sempre così innocui.
Il loro impiego è regolamentato a livello nazionale e comunitario e sulle etichette sono spesso indicati con la lettera 'E' seguita da un numero. La lettera 'E' indica che l’additivo in questione è permesso in tutti i paesi dell’Unione Europea, mentre il numero che segue ne definisce la categoria d’appartenenza:
Coloranti (da E100 ad E199)
Conservanti (da E200 ad E299)
la loro funzione e quella di rallentare il processo di deterioramento del cibo causato da muffe, batteri e lieviti.
Antiossidanti (E300 ad E322) evitano il processo d’ossidazione dell’alimento.
Correttori di acidità (da E325 ad E385) danno all’alimento un gusto acidulo
Addensanti, emulsionanti e stabilizzanti (da E400 ad E495).
Aromatizzanti, conferiscono agli alimenti specifici odori e sapori. La legge italiana prevede la loro indicazione in etichetta in modo generico come “aromi”. Possono essere naturali o artificiali. Alla prima categoria appartengono aceto, limone, zucchero e derivati, alcool, olio e sale.
ATTENZIONE!!! Il produttore può affiancare agli additivi registrati con la sigla europea(E...) altri additivi scritti con il nome per esteso. In questo caso il consumatore è tratto in inganno poiché portato a pensare che gli additivi impiegati siano solo quelli contrassegnati con la sigla E….
I dubbi sulla dannosità di alcuni additivi sono ancora molti. Nonostante la legge fissi i livelli massimi consentiti, questi fanno riferimento ad un consumo moderato di alimenti, cioè non considerano la somma di tutti i cibi consumati in un pasto o in un giorno.
Infatti, è difficile valutare l’interazione tra diverse tipologie di additivi e valutare gli effetti da accumulo nell’organismo di piccole quantità di additivi differenti, inoltre non vi è alcuna prova sui loro effetti a lungo termine.
Di molti additivi non è stata provata alcuna conseguenza sulla salute, ma non si ha nemmeno la certezza che con il tempo non siano nocivi. Ancora non è chiaro se queste sostanze possano sviluppare reazioni allergiche, ma di sicuro contribuiscono all’insorgenza delle intolleranze alimentari.
E’ davvero molto difficile esprimere un giudizio unitario, non è possibile affermare che gli additivi alimentari sono innocui, ma nemmeno condannarli ingiustamente.
Vediamo alcuni esempi di additivi alimentari:
Nitrati (E249, E250) Nitriti ( E251, E252)
Sono conservanti utilizzati nei salumi, insaccati e carni lavorate.I mpediscono lo sviluppo del batterio Clostridium botulinum, il batterio che produce una tossina mortale, il botulino. Inoltre mantengono vivace il colore della carne e ne migliorano il sapore.
I nitrati in piccole dosi non sono pericolosi, mentre i nitriti legandosi alle ammine presenti in altri cibi formano le nitrosammine, considerate potenzialmente cancerogene. Li troviamo anche nelle acque minerali.
Polifosfati (E452)
Si trovano principalmente negli insaccati cotti, il prosciutto cotto, la spalla cotta e nei formaggi fusi, per renderli più morbidi e succosi.
Possono dare problemi digestivi e poiché forniscono all’organismo dosi massicce di fosforo. Per poter essere eliminato, questo minerale è legato agli atomi di calcio e poi eliminato insieme. In pratica, un eccesso di fosforo si traduce in una perdita di calcio, a danno di ossa e denti.
Sarebbe bene evitarli, soprattutto nell’alimentazione dei bambini; proprio per questi aspetti le nuove norme sul prosciutto cotto vietano l’uso di questi additivi nei prosciutti cotti di alta qualità.
Solfiti (da E220 ad E227)
Evita la fermentazione della frutta secca evitandone l’imbrunimento naturale.
Questi additivi sono irritanti per il tubo digerente e distruggono la vit. B1 fondamentale per il sistema nervoso.
Inoltre, possono dare reazioni allergiche e sono sospettati di essere legati all’iperattivismo infantile.
Glutammato (E620, E621)
Rafforza il gusto degli alimenti, lo troviamo in quasi tutti i piatti pronti, nel dado, nelle salse, nelle patatine e snacks, ecc.
Oggi si ritiene che possa causare mal di testa e problemi a livello del sistema nervoso, ma solo nelle persone predisposte.
Acido alginico e arginati (da E400 ad E405) carragenine (E406, E407).
Sono addensanti presenti soprattutto nelle salse e conferiscono loro la cremosità.
Possono provocare reazioni allergiche e, se ingerite in grandi quantità, alterano il metabolismo.
Sono addensanti presenti soprattutto nelle salse e conferiscono loro la cremosità.
Possono provocare reazioni allergiche e, se ingerite in grandi quantità, alterano il metabolismo.
Mono e digliceridi degli acidi grassi (E471).
Li ritroviamo molto spesso nelle merendine e nei biscotti. Hanno la funzione di emulsionare, addensare e conservare. L’organismo li utilizza come grassi.
Lecitina di soia (E322), Butilidrossianisolo (E320), Acido L-ascorbico (E300-E304).
Li ritroviamo nei prodotti da forno, cereali, biscotti e merendine. Sono antiossidanti, impediscono che i grassi si ossidino, irrancidendosi.
La lecitina di soia non è considerata tossica, ma favorisce la metabolizzazione e il trasporto degli acidi grassi dal fegato alla periferia. In dosi elevate può influire sull’assorbimento intestinale.
Per quanto riguarda l’E320, secondo alcuni, potrebbe distruggere la vitamina D, aumentare i livelli di colesterolo e causare allergia.
L’acido L-ascorbico altro non è che la vit. C, è innocuo anche se in forti dosi può avere un effetto lassativo.
Sorbitolo (E420), Mannitolo (E421)
Sono dolcificanti che possono causare problemi allo stomaco.
Coloranti gialli (da E101 ad E110)
E102 ed E110 sono controindicati per chi è allergico all’acido acetilsalicilico e per gli asmatici.
Dolcificanti (da E950 a E967)
Appartengono a questa categoria sostanze come l'aspartame, la saccarina, il ciclammato....La legge fissa il quantitativo massimo tollerabile, ma la loro sicurezza in termini di salute resta ancora da decifrare(vedi ciclammato).
Per la legge italiana ci sono prodotti che non possono contenere additivi e sono:
acqua minerale;
burro;
caffè;
latte;
miele,
olio di oliva;
pasta secca;
the in foglie;
yogurt bianco;
legumi e verdura fresca.
QUANTITATIVO
Molte volte appare il termine “peso sgocciolato”. Ciò indica che il prodotto è immerso in un liquido, quindi deve esserne indicata la quantità “peso sgocciolato” oltre al peso netto.
Attenzione a non farsi trarre in inganno dal prezzo, comparare sempre il peso dei due prodotti.
Molte volte appare il termine “peso sgocciolato”. Ciò indica che il prodotto è immerso in un liquido, quindi deve esserne indicata la quantità “peso sgocciolato” oltre al peso netto.
Attenzione a non farsi trarre in inganno dal prezzo, comparare sempre il peso dei due prodotti.
TERMINE DI SCADENZA
Occorre avere un occhio di riguardo per quanto riguarda la data di scadenza, perché è un elemento fondamentale.
Vediamo alcuni esempi:
“da consumarsi preferibilmente entro….” = fino a quella data il prodotto garantisce le sue proprietà, ma può essere consumato anche per un breve periodo successivo alla data indicata (pasta e riso).
“da consumarsi entro…” = va consumato assolutamente entro quella data e non oltre (yogurt, latte, formaggi freschi).
La data può essere indicata:
gg/mese = per i prodotti che si conservano per meno di tre mesi (latte,formaggi freschi, yogurt)
mese/anno = per i prodotti che si conservano più di tre mesi ma meno di 18 mesi (pasta all’uovo, biscotti, merendine, salse).
Anno = per prodotti che si conservano per almeno 18 mesi (scatolame).
Molto spesso il consumatore è portato molte volte a scegliere un prodotto anziché un altro per il periodo di conservazione più lungo. In realtà (ma non sempre) un periodo di conservazione minore indica un minor utilizzo di conservanti o la presenza d’ingredienti più pregiati.
Occorre avere un occhio di riguardo per quanto riguarda la data di scadenza, perché è un elemento fondamentale.
Vediamo alcuni esempi:
“da consumarsi preferibilmente entro….” = fino a quella data il prodotto garantisce le sue proprietà, ma può essere consumato anche per un breve periodo successivo alla data indicata (pasta e riso).
“da consumarsi entro…” = va consumato assolutamente entro quella data e non oltre (yogurt, latte, formaggi freschi).
La data può essere indicata:
gg/mese = per i prodotti che si conservano per meno di tre mesi (latte,formaggi freschi, yogurt)
mese/anno = per i prodotti che si conservano più di tre mesi ma meno di 18 mesi (pasta all’uovo, biscotti, merendine, salse).
Anno = per prodotti che si conservano per almeno 18 mesi (scatolame).
Molto spesso il consumatore è portato molte volte a scegliere un prodotto anziché un altro per il periodo di conservazione più lungo. In realtà (ma non sempre) un periodo di conservazione minore indica un minor utilizzo di conservanti o la presenza d’ingredienti più pregiati.
AZIENDA PRODUTTRICE
Ultimamente sì da molta importanza alla provenienza dell’alimento per garantirne la sicurezza,
ad esempio nel settore ortofrutticolo dal 15/02/2003 è entrata in vigore un decreto legislativo (dlgs/306/02) che dispone l’applicazione di una carta di identità da applicare alla frutta e alla verdura, in cui sono indicati: natura del prodotto, sua origine, varietà, categoria.
Purtroppo sono ancora tanti i commercianti a non applicare la legge.
Ultimamente sì da molta importanza alla provenienza dell’alimento per garantirne la sicurezza,
ad esempio nel settore ortofrutticolo dal 15/02/2003 è entrata in vigore un decreto legislativo (dlgs/306/02) che dispone l’applicazione di una carta di identità da applicare alla frutta e alla verdura, in cui sono indicati: natura del prodotto, sua origine, varietà, categoria.
Purtroppo sono ancora tanti i commercianti a non applicare la legge.

Il codice a barre, composto di un insieme di barre e numeri, permette di risalire alla provenienza nazionale. Ad esempio: 80 Italia, 30 Francia, 400 Germania, 57 Danimarca, 45/49 Giappone….
MATERIALE DELLA CONFEZIONE
Sulle confezioni troviamo infine indicazioni sul materiale utilizzato per le confezioni:
CA = cartone; AL = alluminio, PVC = polivinilcloruro, ACC = banda stagnata.
Tutte queste indicazioni sono utili per il corretto differenziamento e smaltimento dei rifiuti.
Sulle confezioni troviamo infine indicazioni sul materiale utilizzato per le confezioni:
CA = cartone; AL = alluminio, PVC = polivinilcloruro, ACC = banda stagnata.
Tutte queste indicazioni sono utili per il corretto differenziamento e smaltimento dei rifiuti.
- Etichette ricche di indicazioni alimentari sono sinonimo di qualità.
Più indicazioni troviamo sull’etichetta, tanto migliore
sarà il giudizio alimentare sul quel prodotto. La qualità dell’alimento è
esaltata dalle sue proprietà nutrizionali e pubblicizzando la natura e
l’origine dei suoi ingredienti. Il produttore è obbligato, per legge, a
rispettare la veridicità delle informazioni riportate sull’etichetta. La
descrizione del metodo di produzione, certificazione di qualità,
ricette e numero verde d’assistenza clienti contribuiscono ad elevare
ulteriormente la qualità del prodotto.
- Non fare troppo affidamento all’immagine riportata sulla confezione.

- Attenzione agli slogan “ Senza……”
“Senza zucchero”,
se nell’etichetta troviamo riportato
le seguenti diciture “ sciroppo di glucosio”, “sciroppo di fruttosio”,
“maltosio, “amido di mais”, “sciroppo di vegetali” vuol dire che
l’alimento contiene indirettamente dello zucchero; queste sostanze
hanno, infatti, un indice glicemico simile al saccarosio. Preferire
prodotti dolcificati con succo di uva o succo di mela.
“Senza grassi”, se nell’etichetta troviamo la dicitura “mono e digliceridi degli acidi grassi” essi sono metabolizzati dall’organismo come grassi. Preferire gli alimenti contenenti grassi mono- polinsaturi.
“Senza calorie” o “Dietetico”, molte volte in questi prodotti troviamo come dolcificante l’aspartame. Il consiglio è quello di evitare questi prodotti perché l’aspartame, è stato scientificamente provato, è un composto potenzialmente cancerogeno.

“Senza grassi”, se nell’etichetta troviamo la dicitura “mono e digliceridi degli acidi grassi” essi sono metabolizzati dall’organismo come grassi. Preferire gli alimenti contenenti grassi mono- polinsaturi.
“Senza calorie” o “Dietetico”, molte volte in questi prodotti troviamo come dolcificante l’aspartame. Il consiglio è quello di evitare questi prodotti perché l’aspartame, è stato scientificamente provato, è un composto potenzialmente cancerogeno.
- Occhio al prezzo!!!
Molte volte capita di scegliere il prodotto in base al
prezzo, pensando di risparmiare, ma in realtà se confrontiamo i due
prodotti ci possiamo rendere conto che non sempre è così. Impariamo a
confrontare il peso, sia intero che sgocciolato: molte volte quello che
costa di meno e perché contiene meno prodotto. Impariamo a verificare la
qualità: spesso l’uso massiccio di additivi sottolinea la scarsa
qualità dell’alimento, perché queste sostanze molte volte vengono usate
per mascherare l’assenza di alcuni ingredienti troppo costosi o per
compensare la scarsa qualità delle materie prime.
- I prodotti freschi.
RICAPITOLANDO: in questo post abbiamo visto qual è la normativa di riferimento per l'etichettatura alimentare, abbiamo visto come giudicare la lista degli ingredienti in base alla loro posizione, abbiamo elencato alcuni degli additivi che comunemente troviamo nei cibi evidenziandone le caratteristiche di ognuno, abbiamo chiarito alcuni concetti come termine di scadenza, quantitativo, azienda produttrice, codice a barre.....ma la teoria potrebbe rimanere fine a se stessa se non sappiamo come districarci all'interno di tanti concetti. La soluzione è rappresentata dall' aver ben chiaro il concetto di qualità dei cibi, questo, infatti, ci permette, attraverso una coscienza alimentare, di selezionare i cibi in base al valore nutrizionale e non solo in base al gusto. Possiamo dire, quindi, che gli acquisti al supermercato andrebbero fatti più con il cervello che con la pancia!
-----------------------------------------------------------------------------------
Per chi volesse approfondire questi concetti, oltre al materiale elencato di seguito nelle 'FONTI', consiglio la lettura del libro 'L'ETICHETTA' di DARIO DONGO scaricabile gratuitamente dal sito http://www.ilfattoalimentare.it/etichetta-libro-dario-dongo-regolamento-ue-1169-20111.html e la visione del seguente video: http://www.nelcuoredeigiorni.tv2000.it/quello-che-le-etichette-non-dicono/2011/09/26.
-----------------------------------------------------------------------------------
FONTI: L.30 aprile 1962, n.283(http://www.trovanorme.salute.gov.it/dettaglioAtto.spring?id=26261&completo=true); D.Lgs 109/1992(http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legge:1992-01-27;109!vig=); direttive 89/395/CEE(http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:31989L0395:IT:HTML) e 89/396/CEE(http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:31989L0396:IT:HTML); le nozioni teoriche di questo articolo sono tratte dal sito http://www.nutrirsimeglio.it/Etichette alimentari.html e integrati dal testo 'IL MANUALE COMPLETO DELL'ALIMENTAZIONE' di R.ALBANESI , editrice THEA.
Nessun commento:
Posta un commento