2 LUGLIO 2011 ore 18.30: il mio debutto in una gara, 10km tra le stradine di Polla.
Mi presento sulla linea di partenza con il mio pettorale nr. 896 e con tanta voglia di scoprire nuove sensazioni. Sono consapevole di avere la distanza nelle gambe ma non conosco il percorso e ascolto preoccupato l'analisi di chi era già presente negli anni passati. Parlano di 3km finali in salita, di un 'muro tagliagambe' prima della discesa che porta all'arrivo e di persone che hanno mollato al cospetto di tanta fatica. Non ho una tattica di gara e probabilmente oggi non saprei cosa farne, voglio solo godermi questa nuova avventura....ma alla fine devo ammettere che questo è stato un errore!!!
Al via, dopo la preghiera sul selciato della Chiesa S. Pietro Apostoli e la benedizione degli atleti da parte del Parroco(una bellissima iniziativa), mi rendo subito conto che non tutti vivono allo stesso modo la corsa o perlomeno ne hanno un'idea diversa dalla mia: si sgomita, si cerca di portarsi tra le prime posizioni, si urla...., io, trovata la mia posizione lontano dalla ressa aspetto trepidante il segnale della partenza convinto dei miei mezzi ma totalmente all'oscuro sulla gestione delle forze in base al percorso. I primi km sono velocissimi e non mi risparmio, vengo incitato da mia moglie e mia figlia che lungo il percorso non mi fanno mancare il loro apporto. Mi rendo conto di correre ad un ritmo troppo elevato, il fatto di sentire gli altri atleti ansimare e 'sbattersi' per andare avanti un po' mi incoraggia ma le difficoltà stanno per arrivare. Il mio cardio segna quasi 8km e subito dopo una curva si inizia a salire. Durante la preparazione non mi sono affatto dedicato a questo aspetto....le salite, appunto. Senza la necessaria preparazione affronto la strada che piano piano sembra diventare un muro, il mio ritmo ormai è calato notevolmente, mi sembra di camminare e non di correre, il cuore batte a mille e il fiato è corto...cortissimo. La fine della salita è una liberazione per la mia mente ma non per le mie gambe. La mente dice che è ora di spingere, i muscoli delle gambe si rifiutano. Il tratto pianeggiante che segue è il più alto di tutto il percorso, il Vallo di Diano si apre all'orizzonte riempiendo di verde l'orizzonte, ora c'è solo discesa. Quando sento le gambe pronte riprendo a correre, affronto la discesa e mi rendo conto che anche questo aspetto va migliorato, ancora qualche metro e sono all'arrivo, altri atleti sono al mio fianco a giocarsi la 'posizione', Lisa e Jenny sono lì ad aspettarmi. Una volta sul tappetino blu che conduce dritto all'arrivo mi rendo conto che il mio obiettivo è un altro, lascio il tappetino per sfiorare mia figlia con un gesto...poi raggiungo il traguardo.